VILLA D’ESTE 2025 LA GRANDE BELLEZZA

Nel silenzio perfetto del Lago di Como, tra ville neorinascimentali, cipressi e tappeti fioriti, si è celebrato ancora una volta il rito laico dell’automobile d’epoca più affascinante del mondo. Il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este non è una semplice mostra, ma un’epopea di cromature, legni lucidi e carburatori che raccontano la storia stessa del Novecento. Il 2025 è un anno speciale, dove lo splendore si è fuso con la memoria, e ogni curva di carrozzeria sembra riflettere un frammento d’eternità.
Tra il profumo dei glicini e lo sferragliare discreto di scarpe eleganti sui ghiaietti, la scena si apre sulla passerella dei sogni. I giudici, impeccabili, con il panama bianco in testa a distinguerli, si aggirano tra le vetture con l’aria ispirata di critici d’arte. Osservano i dettagli, controllano la verniciatura, la corrispondenza dei numeri di telaio, ma soprattutto… chiedono di accendere i motori. E lì, il miracolo. Dai tubi di scarico esplodono suoni che oggi nessuna auto moderna osa più emettere: rombi secchi, borbottii pieni di dignità meccanica, ululati da corsa che fanno voltare il pubblico. Ogni avviamento è un applauso.
La regina assoluta, incoronata “Best of Show”, è lei: l’Alfa Romeo Tipo B P3 del 1934. Una monoposto da competizione, spartana, quasi severa. Ma sotto la sua pelle di metallo pulsa ancora il genio di Vittorio Jano. «È la prima vera monoposto da Gran Premio, rivoluzionaria per concezione e per coraggio», declama uno dei giurati mentre la osserva, immobile, come davanti a una scultura di Giacomo Manzù. L’auto, custodita dalla tedesca Auriga Collection, riceve l’ambito premio e un cronografo 1815 in oro bianco di A. Lange & Söhne. Ma il vero premio, forse, è il brivido che regala a tutti noi quando il suo motore canta sul prato di Villa d’Este.
E poi c’è lei, la più votata dal cuore del pubblico: la Bmw 507 del 1957. Bianca, slanciata, con le sue fiancate scolpite come un vestito d’alta moda. Il suo V8 da 3.2 litri, sobrio ma deciso, convince anche i più romantici. Presentata da Dirk de Groen (USA), conquista la Coppa d’Oro come una diva che si fa spazio tra i flash dei fotografi e i sospiri dei presenti.
Tra i giardini del Grand Hotel e le scale in pietra viva, il tempo si piega. E si festeggiano i 70 anni della Bmw 507, celebrati con un’installazione spettacolare; i 100 anni della Rolls-Royce Phantom, onorati con la doppia esposizione della storica Goldfinger e della sua erede attuale, unite da un giallo e nero cinematografico. Al punto che pare di vedere Sean Connery uscire da un porticato per accendersi un sigaro.
La domenica, come da tradizione, le auto si trasferiscono a Villa Erba. Il Public Day è un bagno di folla: bambini sulle spalle dei papà, anziani con lo sguardo lucido, fotografi e influencer in cerca dello scatto perfetto. E ancora motori, mostre, club europei, la celebrazione dei 50 anni della Bmw Serie 3 e persino la leggendaria Art Car No. 13 firmata Sandro Chia. Tutto esaurito, ovviamente.
Ma il momento più intenso arriva alla fine. Quando il sole comincia a calare e le auto sfilano una dopo l’altra sul viale alberato di Villa Erba. In quella parata finale, tra applausi sinceri e occhi lucidi, si comprende il senso di tutto: il rombo di un motore d’epoca non è solo rumore. È storia, emozione, umanità. È la bellezza che passa e non muore mai.